Come un gruppo di ebrei scampati alla Shoà giunse a Milano e construì un luogo di gioia accoglienza e rispetto della tradizione ebraica
Matrimonio all’interno del cortile di Via Unione 5
Inaugurazione della sede di Corso di Porta Romana
Nella sede di Corso di Porta Romana
Vista dall’Ottagono della Galleria da una delle sale del Beth Shlomo al tempo in cui si trovava in quella sede
Dopo la liberazione, a Milano fu costituito il”Circolo dei Soldati Palestinesi” in via Cantù 3 non lontano dalla via Unione con sale e una propria Sinagoga per i soldati provenienti da Eretz Israel e inquadrati come soldati palestinesi in compagnie ebraiche all'interno dell'esercito Britannico. Furono questi soldati ad aiutare le Comunità Ebraiche, a riorganizzasi dopo la Shoà, a dare aiuto degli scampati dai campi di sterminio nazisti e a gestire l'emigrazione di coloro che lo desideravano verso quello che sarebbe presto diventato lo stato di Israele con la guida del Joint e del Delasem
Durante questo periodo, migliaia di rifugiati (a questo link le storie di alcuni di loro) furono introdotti a Milano ed ospitati per periodi anche lunghi in Palazzo Odescalchi, in via Unione 5, ex sede dei Fasci di Combattimanto Sez. di Milano Amatore Sciesa assegnata temporaneamente alla Comunità Ebraica di Milano. La sede storica di via Guastalla era stata infatti distrutta da una bomba incendiaria. In due stanze all'interno dell'edificio i rifugiati fondarono un Beth Hamidrash (Casa di Studio) che prese il nome di She'erit Haplita' (il resto dei sopravvissuti) in ricordo della loro tragica storia. In seguito cambiò il nome in Mishkan Shemuèl in memoria del presidente Shmuel Bestendig scomparso prematuramente.
Il primo rabbino del Beit Ha Midrash ed in seguito del Beth Shlomo fu Rav Frostig Adler che era stato precendentemente rabbino della sinagoga del campo di Ferramonti.
Furono utilizzati gli arredi ed i libri di studio della Sinagoga di Ferramonti, nel frattempo trasferita a Milano dall'esercito Britannico con l'aiuto di Rav Adler Frostig.
Quando pochi anni dopo, con la ricostruzione della Sinagoga centrale di via Guastalla, via Unione 5 chiuse i battenti per divenire sede di uffici della Polizia di Stato la Sinagoga continuò a vivere ad opera di alcuni sopravvissuti che avevano deciso di eleggere Milano a loro dimora, trasferendosi in Corso di Porta Romana dove venne rinominato Beth Shlomo in memoria di Sally Mayer che nel dopoguerra si prodigò nell'aiutare i sopravvissuti. In questa sede conservò gli stessi arredi utilizzati in via Unione, le stesse sedie su cui sono tuttora impressi i nomi dei primi frequentatori.
Durante l’amministrazione del Sindaco Formentini il Beth Shlomo fu ospitato in alcuni locali sull’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele, vedi foto a lato ed in seguito, durante l’amministrazione della Sindaca Moratti, quando la Galleria è stata convertita ad altri usi il Beth Shlomo fu rilocato nell’attuale sede di Porta Romana (Corso Lodi 8)
Come finale riconoscimento della sua storia e del suo operato il Sindaco Pisapia ha onorato il Beth Shlomo con l’Ambrogino d’Oro, massima onorificenza riconosciuta dal Comune di Milano.
Al Beth Shlomo si possono vedere ancora oggi l’armadio Sacro della sinagoga del campo di Ferramonti con all’interno i rotoli della Torah che vi erano stati portati dal Rabbino Pacifici di Genova, poi deportato e morto nei lager, parte della biblioteca di Ferramonti ed una curiosità: le sedie, provenienti dalla sede di Via Unione 5, portano ancora l’etichetta di inventario con la scritta” Fasci da Combattimento sezione provinciale di Milano Amatore Scesa”
Il Beth Shlomo ospita anche nelle sue sale l'Associazione Amici di Israele (ADI) con il relativo museo della Brigata Ebraica.
Le Compagnie Ebraiche all'interno dell'esercito britannico
Le storie di alcuni dei Fondatori e Primi frequentatori del Beth Shlomo