Alcune storie di famiglie e persone che erano a Milano nei primi mesi del dopoguerra e hanno frequentato via Unione 5 o il circolo dei soldati ebrei palestinesi di via Cantù
Luka Kahan [Testimonianza di Eugenio Schek]
Luka Kahan era originario di una cittadina in Ungheria, un giorno di Shavuot le SS misero a ferro e fuoco la cittadina; Luka e suo fratello Zolti si salvarono nascondendosi nei boschi sino alla fine della guerra.
Finita la guerra cercarono di venire in Italia sapendo che qui le varie organizzazioni operavano per aiutare i profughi a raggiungere la Palestina, avevano con se un unico bene, i loro orologi che scambiarono con pattuglie di Russi, una volta fermati, per essere lasciati liberi. Giunsero in Italia con mezzi di fortuna e anche percorrendo lunghissimi tratti di strada a piedi.
Una volta in Italia Luka si permise una sosta presso uno stabilimento balneare e decise di sedersi su una altalena per bambini che si ruppe e Luka si ferì. Una signorina Ebrea di nome Sonja, originaria della
Lituania dove era stata partigiana, anche lei sulla via dell’Italia, corse subito ad aiutarlo. Luka e Sonja divennero poi marito e moglie e furono accolti come profughi nella Comunità Ebraica di Venezia alloggiando nella casa di riposo.
Luka per sbarcare il lunario entrò in società con un locale gondoliere; il gondoliere andava fuori porto dove erano ancorate le navi militari USA, comprava dai marinai le sigarette americane e Luka le vendeva sul sagrato di San Marco.
Luka in seguito divenne un industriale fabbricante di costumi da bagno con il marchio Sonmar ( iniziali di Sonja, la moglie e Martino il figlio ).